FEBBRE DI OROYA

DEFINIZIONE:
La Febbre di Oroya è un' infezione provocata dal coccobacillo gram negativo bartonella bacilliformis, endemica in America Latina e trasmessa dalla puntura di un insetto vettore, un flebotomo del genere Lutzmoya.
Fa parte delle patologie appartenenti al gruppo delle bartonellosi.
SINTOMATOLOGIA:
Il periodo di incubazione è di crica 3 settimane, dopo le quali la malattia può manifestarsi con quadri clinici molto diversi:
FORMA LIEVE: ad esordio subdolo, caratterizzato dalla presenza di febbricola, guarisce spontaneamente.
FORMA GRAVE: ad esordio brusco, con febbre elevata, cefalea, brividi e alterazioni dello stato di coscienza fino al coma. Il quadro cllinico è quello di una sepsi severa, spesso associata a una grave anemia emolitica successiva all' invasione degli eritrociti da parte dellla bartonella; comuni manifestazioni sono anche la trombocitopenia, l' ittero, l' epatosplenomegalia, la linfoadenopatia diffusa e le artromialgie.
Caratteristica, seppur infrequente, è la cosiddetta verruca peruviana, una complicanza tardiva che si manifesta nei soggetti portatori convalescenti e costituita da neoproliferazioni vascolari verrucose di color rosso vivo, diffuse ma più frequenti al volto.

DIAGNOSI:
La diagnosi è clinica e viene posta facilmente in virtù delle caratteristiche della patologia e della peculiarità endemica (il flebotomo è diffuso solo nelle Ande e ad altitudini di 1000-3000 metri).
La conferma può venire dall' emocoltura, che nella maggior parte dei pazienti risulta positiva.

DIAGNOSI DIFFERENZIALE:
Va posta con Dengue, malaria e Tubercolosi.

DECORSO E PROGNOSI:
Se non adeguatamente trattata la febbre di Oroya porta a morte nella metà dei casi. Una minoranza di pazienti continua a presentare il batterio nel sangue durante il periodo di convalescenza, agendo probabilmente da portatore.

TERAPIA:
La terapia di scelta in corso di febbre di Oroya è rappresentata dall' impiego di doxiciclina.
Ulteriori strategie terapeutiche prevedono la somministrazione di cloramfenicolo o macrolidi (eritromicina, azitromicina, claritromicina).